Non è stagione – Antonio Manzini

Non è stagione – Antonio Manzini
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Eccezionale. 

Non è stagione” di Antonio Manzini è un romanzo eccezionale. Premetto che sto leggendo la serie Schiavone con molta molta calma, di fatti questo, che è il terzo volume della saga, è uscito nel 2015. Cerco di andare avanti piano piano per svariati motivi. Primo tra tutti perché ho altre mille libri da leggere, e secondo perché Rocco Schiavone è un personaggio molto complesso. A tratti tossico. Il suo dolore, il suo passato, la sua oscurità rischiano di essere pericolose per un personaggio come me che comunque tende sempre alla malinconia. Nonostante questo io credo che sia uno dei personaggi più belli, più sfaccettati, più schietti, crudi e allo stesso tempo divertenti e dolci, mai esistito.

“Fa male l’assenza? No. Fa male la perdita. Che è altro dall’assenza. La perdita sa cosa ho perso. L’assenza può essere un vago sentore, un’emozione senza corpo è senza suono di qualcosa che manca e che non ho, ma non so cos’è. La perdita, è quella che provo io, perché lo so. Ed è peggio dell’assenza. Perché quello che conoscevo e che tenevo fra le dita non c’è più. Non sarà più. È la stessa differenza che c’è fra Ray Charles e Steve Wonder. Stevie è cieco dalla nascita, Ray c’è diventato. Ray sa cos’è vederci, Stevie no. Ray ha provato la perdita. Stevie l’assenza. Stevie sta meglio di Ray. Ci metto la mano sul fuoco.”

C’è un’azione parallela, in questa inchiesta del vicequestore Rocco Schiavone, che affianca la storia principale. È perché il passato dell’ispido poliziotto è segnato da una zona oscura e si ripresenta a ogni richiamo. Come un debito non riscattato. Come una ferita condannata a riaprirsi. E anche quando un’indagine che lo accora gli fa sentire il palpito di una vita salvata, da quel fondo mai scandagliato c’è uno spettro che spunta a ricordargli che a Rocco Schiavone la vita non può sorridere.

I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso. Gli sembra di avvertire nei precordi un grido disperato. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l’area grigia dove il racket e gli affari si incontrano. 

Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. E come venuta da quell’umor nero, un’ombra lo insegue per colpirlo dove è più doloroso.

Il terzo romanzo della serie di Rocco Schiavone, Non è stagione, è un noir di azione. Ma è insieme il vivido ritratto di un uomo prigioniero del destino. Un personaggio tragico, complesso e consapevole.

Come in ogni giallo, tutti i personaggi che vengono introdotti svolgono un ruolo all’interno della vicenda. Ecco perché spesso mi capita di inciampare in romanzi interessanti ma nei quali, già dopo poche pagine, capisco come si sono svolti i fatti. Non è questo il caso. Ammetto che Manzini mi ha depistata completamente. Nella mia ferrea convinzione iniziale avevo preso di mira il personaggio più sbagliato e più innocente. Me l’ha fatta, insomma. Ed è qui che si capisce se un giallo è valido o meno. “Non è stagione” è eccezionalmente valido. Non solo per il caso intrigante e molto intricato, ma anche per il finale che… Be’, è esplosivo. 

Il passato di Rocco torna a perseguitarlo come un fantasma e lui sembra non riuscire a liberarsene. Ѐ in gabbia Rocco, e non ne uscirà finché non farà i conti con ciò che ha lasciato a Roma. La sua anima oscura può ancora accogliere la luce ma sarà disposto ad aprire il suo cuore alle bellezze della vita? Lo scoprirete solo continuando a leggere!

⭐⭐⭐⭐

Eccezionale, incredibilmente coinvolgente. Impossibile non amare il vicequestore Schiavone!

Baci dalla vostra Jay ?

/ 5
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