Un uso qualunque di te -Sara Rattaro

Un uso qualunque di te -Sara Rattaro
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Un uso qualunque di te
Sara Rattaro
Romanzo
2012

Una famiglia borghese apparentemente serena è quella formata da Viola, Carlo e dalla diciassettenne Luce: grandi occhi spalancati verso il futuro. Distratta madre e moglie, Viola coltiva mille dubbi sul suo presente e troppi rimpianti camuffati da consuetudini. Carlo, invece, è un marito presente e innamorato e la solidità del legame familiare sembra dipendere soprattutto da lui. E' quasi l'alba di una notte di fine primavera quando Viola riceve un messaggio da suo marito che le dice di correre in ospedale...

Un uso qualunque di te” (2012 )

(ovvero un modo per riflettere sulla figura delle madri)

Romanzo duro, commovente e per niente scontato questo di Sara Rattaro, in cui si raccontano le storie di “ordinaria follia” di una famiglia borghese qualunque: quella di Viola, Carlo e Luce.

La protagonista è Viola, la madre “distratta e assente”, come si legge nella maggior parte delle recensioni e qui mi sento di dire che Viola è prima di tutto e soltanto la madre di Luce, omettendo qualsiasi aggettivo che possa connotare in modo negativo questa complessa figura .

Se vi state chiedendo perché mi sono sentita in dovere di fare questa precisazione vi risponderò col dire che Viola è innanzitutto la madre di Luce perché è colei che sceglie di darle la vita. Allo stesso modo Viola non avrà tentennamenti quando si tratterà di prendere una decisione molto forte e definitiva “scegliendo” quale vita salvare. Proprio per questo, la connotazione “ distratta e assente” non mi pare le renda giustizia fino in fondo.

A pochi giorni della festa della mamma non è facile parlare di una figura come quella di Viola. Nel nostro immaginario collettivo la figura della “mamma” è comunque colei che si prende cura dei figli più di qualunque altra cosa al mondo, sempre disponibile, attenta e consapevole. Qui siamo di fronte ad una donna molto combattuta nelle sue scelte di vita, che non sempre la portano a sentirsi gratificata o quanto meno riconosciuta innanzitutto come donna, secondariamente come madre.

Viola recita questo ruolo in modo marginale, almeno per i tre quarti del racconto, ed il suo è un ruolo difficilissimo perché quando si decide di costruire la propria vita sopra una grandissima delusione, inevitabilmente dovremo pagare prima o poi un conto molto salato.

Carlo invece è il marito che ognuno di noi vorrebbe avere accanto e anche un padre molto amorevole.

Luce, la figlia è una ragazzina in piena crisi adolescenziale che ha ancora molto da imparare dalla vita.

Le loro vite si intersecano in modo molto più contorto di quanto accada in una famiglia “normale” perché prescindono inconsapevolmente da un tragico segreto che Viola conserva come il suo più grande rimpianto e che la costringe a vivere una vita di bugie, incertezze, sempre piena di dubbi.

Un giorno mentre Viola si trova fuori casa in conseguenza di una delle sue ennesime “fughe dalla vita” , riceve un messaggio dal marito che le dice di correre in ospedale. Proprio tra le pareti “asettiche” di un ospedale “qualunque” si consuma la tragedia di Viola e il destino di Luce.

Il segreto a lungo sepolto, improvvisamente riemergerà in tutta la sua forza e dopo niente sarà più come prima. Perchè si può cancellare un numero di telefono, si può fare una doccia per mandar via l’odore di un altro ma non si possono soffocare i rimorsi.

Ci sono cose di cui non possiamo non parlare e altre che nemmeno vogliamo sentire nominare. Alcune le teniamo dentro come segreti, altre le sputiamo come sentenze. La cosa certa è che alcune cose parlano da sole”

Il “faccia a faccia” voluto da Viola con il medico che ha in cura Luce è una delle pagine più ricche di sentimento che abbia mai letto. Se non è amore materno quello che emerge dal loro colloquio, qualcuno mi dica cosa mai potrebbe fare di più una madre per una figlia nel momento in cui si prende coscienza che non c’è più niente da fare.

La commozione che ti assale ascoltando le parole di Viola che implora il medico di consentirle di mettere in atto la sua scelta, l’ennesima grave scelta che deve compiere nella vita, è qualcosa che ti inchioda alle pagine del libro fino alla fine.

La “madre Viola” sarà ancora una volta l’artefice del destino di questa famiglia.

Se vi state chiedendo perché insisto sulla parola “madre” vi dirò che è perché le inquietudini, le ambizioni, i sogni possono anche portarci lontano dal palcoscenico in cui abbiamo scelto nostro malgrado di recitare, ma l’amore di una “madre” anche se “mal rappresentato” esiste e in questo romanzo è molto forte. Si può scegliere di vivere in mille modi diversi ma quando si è “Madri” si può decidere di esserlo nell’unico modo possibile: amando fino alla morte.

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