Mio nonno era un ciliegio -Piccoli lettori crescono

Mio nonno era un ciliegio -Piccoli lettori crescono
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Buon pomeriggio a tutti!

Oggi è lunedì, quindi è il turno dei giovanissimi lettori! Questa rubrica vi potrà far tornare indietro nel tempo, quando i pomeriggi erano pieni di compiti, pane e nutella e cartoni animati. Oppure, se avete dei bambini in casa, vi può dare delle idee per qualche lettura da fare insieme! Il libro che sto per proporvi è facilmente reperibile online, usato lo si trova anche a 5 euro, quindi bando alla tirchieria! 😉

Attenzione, comunque: l’articolo contiene spoiler!

I nonni di città e di campagna

La storia, semplice e delicata, è narrata da Tonino, un bambino che all’inizio del libro ha quattro anni.

Quando avevo quattro anni, avevo quattro nonni, due nonni di città e due nonni di campagna. Quelli di città si chiamavano Luigi e Antonietta e assomigliavano spiccicati a tutta la gente di città. Quelli di campagna si chiamavano Ottaviano e Teodolinda e non assomigliavano a nessuno, nemmeno ai loro vicini di casa.

Queste sono le prime righe del libro, riportate anche sul retro. Tonino racconta in modo tenero e tipico dei bambini il rapporto con i suoi nonni. Quelli di città, più snob e meno affettuosi, sono i nonni paterni e abitano vicino a lui e alla sua famiglia. Hanno un cagnolino di nome Floppy e ogni giorno fanno le stesse cose, come tutti i nonni di città. Quelli di campagna, invece, sono i nonni materni. Tonino li vede più raramente, ma ha dei ricordi bellissimi con loro: sono stravaganti, amano ridere e hanno tanti animali, soprattutto oche e sono molto affettuosi con lui.

Il libro parla proprio di questo, di un nonno “matto” e straordinario e del suo ciliegio, della nonna Teodolinda che ha due grosse cose morbide davanti che Tonino trova comode quando lo abbraccia, dell’oca Alfonsina e di Tonino che non dimenticherà mai il nonno che si arrampicava sugli alberi.

Un’estate da ricordare

La vicenda si concentra sulla vita di Tonino e del nonno Ottaviano dopo la morte della nonna Teodolinda. Il nonno, infatti, rifiuta categoricamente di andare a vivere in città, vicino alla figlia. Si annoierebbe e diventerebbe uguale agli altri, mentre la sua vita è lì in campagna, dove ha costruito tutto insieme alla moglie. Rimane, quindi, da solo in una casa troppo grande, con troppe cose da fare.

Tonino e il nonno sopra Felice

Un’estate, però, il papà di Tonino (già in crisi con la moglie, si affronterà infatti anche la questione divorzio) si rompe una gamba e la mamma deve occuparsi di tutto. Decide quindi di mandare il bambino a passare le vacanze dal nonno, così da fargli compagnia. Tonino ricorderà per sempre quell’estate, in cui vive delle avventure incredibili. Il nonno gli insegna tutto ciò che sa, acquistano un marito per l’oca Alfonsina (che, secondo il bambino, ospita lo spirito della nonna!), si arrampicano sul ciliegio Felice, pescano dei pesci nuotando in mutande nel fiume… Ogni mattina, il nonno prepara lo zabaione al nipotino, svegliandolo cantando.

Anche le cose belle finiscono…

Tutto precipita quando l’estate finisce; il nonno resta solo ed entra in una sorta di depressione, Tonino non si trova bene a scuola, perché la maestra pensa che si inventi tutto ciò che racconta sul nonno e i compagni lo deridono; i genitori di Tonino si separano… Le vacanze meravigliose sembrano un sogno lontano.

Durante l’inverno, dopo un divertente carnevale passato con la mamma e il nonno a fare frittelle e cantare, c’è una tremenda gelata. Il nonno, per non far gelare il ciliegio che altrimenti morirebbe, rimane tutta la notte sotto l’albero con il fuoco acceso. Salva il ciliegio, ma si ammala molto gravemente, malattia da cui non si riprenderà più.

Il nonno che scalda l’albero

Tonino soffrirà moltissimo per la perdita del nonno (il cui spirito alberga nel ciliegio Felice, ne è sicuro) e anche la mamma, che fino ad allora tentava di responsabilizzare il nonno, mostra il carattere del padre: si trasferisce col figlio nella casa di campagna, dove tengono le due oche con la prole, manda Tonino nella scuola del paese in cui lui si trova molto meglio e combatte contro un’impresa di costruzioni che vuole abbattere il ciliegio per far passare di lì una strada.

Il finale non lo svelo, anche se è un libro per bimbi, quindi non aspettatevi grandi colpi di scena o qualcosa di triste.

L’importanza dei nonni

Allora, per me, Mio nonno era un ciliegio ha un’importanza enorme. L’età consigliata è dai 9 anni in poi e io ne avevo proprio 9, era un momento molto delicato della mia vita. I miei genitori si erano appena separati, infatti, e il nonno era morto da poco. Per molte cose, la storia di Tonino somigliava alla mia: anche io avevo dei nonni che non mi consideravano troppo, o comunque freddi, e altri molto affettuosi. Al contrario suo, io ho perso prima il nonno materno, rimanendo con la nonna. Non era una nonna folle come Ottaviano, ma era la classica nonna che amava pulire, cucire e cucinare. Sia i miei genitori che quelli del protagonista si lasciavano. In qualche modo, quindi, questa cosa mi faceva sentire meno sola. Erano gli anni 90, i genitori che si separavano erano molto rari.

Avrei voluto avere un rapporto così con i miei nonni, un po’ invidiavo questo bambino fittizio. Non ho mai conosciuto il mio nonno paterno, la nonna paterna non ha mai voluto avere a che fare con me e mio fratello, mio nonno materno è morto che ero piccola… Quindi non ho avuto molte possibilità. Inoltre, da molto piccola, mia mamma non poteva lasciarmi dai nonni perché io non volevo starci senza lei. Sciocca! Ora rimpiango moltissimo il tempo che ho perso. Mi rendo conto di non potermi colpevolizzare, avevo pochissimi anni, ma pensarci è comunque brutto. Chi, tra voi, ha ancora i nonni in vita, se avete ancora questa fortuna, passate del tempo con loro! Chiedetegli della loro vita, di quando avevano la vostra età, andate con loro a passeggiare, perché non ci saranno per sempre.

Il nonno Ottaviano

Ecco, non avendo più il nonno, la me bambina aveva adottato questo personaggio come nonno immaginario. Io adesso ho 28 anni, quindi sono passati quasi vent’anni dalla prima lettura di questa storia, eppure il nonno Ottaviano mi è rimasto dentro. Pensare a questo racconto mi commuove tutt’ora, perché è davvero molto dolce.

Dal mio riassunto, sembra che il nonno si sia ammalato per curare un albero qualunque. Non è così. Felice, il ciliegio, viene piantato il giorno in cui la mamma di Tonino viene al mondo e decidono di chiamare Felice l’albero e Felicità la bambina. Lì sotto ha giocato lei da bambina e poi anche Tonino, per cui, per il nonno, non è solo una pianta, è proprio parte della famiglia. Lui insegna al nipote ad arrampicarsi, prima tenendolo sulle spalle, poi lasciandolo andare da solo; gli spiega che gli alberi parlano e gli insegna ad ascoltarne la voce e, sotto Felice, gli fa capire molte cose sulla morte.

Non si muore finché qualcuno ti vuole bene, ricordatelo.

Una visione sull’aldilà che condivido ancora oggi. Più che pensare a qualcuno in cielo, preferisco pensare che finché qualcuno in vita ti ricorda, non morirai mai del tutto, anche se effettivamente non ci sarai. La nonna è diventata Alfonsina, il nonno è diventato Felice, e Tonino non li dimenticherà mai!

 

Grazie per avermi seguita anche oggi. Un po’ malinconico come articolo, vero? Anche se spero non lo sia troppo. Vi consiglio davvero di leggerlo, un giorno, soprattutto se avete un rapporto forte con i vostri nonni.

Vi abbraccio tutti! S.

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2 Comments

  1. Stefy

    Deliziosa recensione! Un grande nonno che tutti i bambini meriterebbero di avere!

    • BooksRoom

      Ho sofferto abbastanza la mancanza di un nonno…

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