Movies VS Books: Orgoglio e Pregiudizio

Movies VS Books: Orgoglio e Pregiudizio
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Buongiorno, carissimi lettori. Interrompo il mio periodo di silenzio stampa per un episodio speciale di “Movies VS Books”. Oggi voglio parlarvi di Orgoglio e Pregiudizio.

D’accordo, si, ammetto questo fatto vergognoso: non avevo mai visto il film né (fatto ancor più disonorevole) letto il libro! Ed è proprio per questo motivo che da sempre avevo voglia di recuperare questa mia mancanza. Purtroppo però non era mai il momento di leggermi un romanzo così importante ma adesso, che sono in un periodo in cui mi sento super romantica, sentivo che fosse finalmente giunto il tempo!

Il romanzo

Non voglio parlarvi del significato sociale che i romanzi della Austen hanno avuto, o sulla magnificenza del linguaggio, e neppure voglio stare a sindacare sugli eventuali significati nascosti del libro. 

L’unica cosa di cui voglio parlarvi è del trasporto con cui ho letto questo romanzo. E’ un libro di due secoli fa e quindi senza tanti complimenti vi dico che c’è da star dietro alla lettura. E’ facile talvolta perdersi in certi passaggi, specie se non si ha familiarità con la vita quotidiana dell’Inghilterra dell’epoca. (Io ovviamente ne sono una grandissima amante!) Ma al di là dello scoglio fisico che la concentrazione impone, la storia in sé scorre bene quanto l’acqua su un ruscello di montagna. 

NB: LEGGERE “ORGOGLIO E PREGIUDIZIO” SOLO QUANDO CI SI SENTE PARTICOLARMENTE ROMANTICI.

Questo perché altrimenti la lettura potrebbe risultare insignificante agli occhi di un qualsiasi lettore dal cuore di ghiaccio. Ma per i romantici, quelli veri, quelli che sognano il vero amore be’, questo è assolutamente un libro da leggere.

Alla fine di “Orgoglio e Pregiudizio” sarete in grado solo di sorridere e sognare di incontrare un amore così forte da resistere a qualunque sventura. Al di là del fatto che, come sostengo dall’alba dei tempi, il 90% degli inconvenienti si risolverebbe se solo i protagonisti si parlassero in maniera chiara fin da principio, e al di là degli insegnamenti che si possono trarre da questa fantastica lettura, c’è da dire che “Orgoglio e Pregiudizio” è un bellissimo modo per viaggiare verso un mondo sufficientemente vecchio da sembrarci nuovo e sconosciuto. Un mondo fatto forse di disparità di sesso e dove una donna istruita era una che sapeva cantare, disegnare e ricamare, ma un mondo anche fatto di un romanticismo ormai estinto e un amore incondizionato che oggi è davvero difficile trovare.

Il film (2005)

Era l’ormai lontano 2005 quando Keira Knightley, riposti gli abiti di Elizabeth Swan de “La maledizione della prima luna” e quelli di Ginevra de “King Arthur”, ha deciso di tornare sul grande schermo interpretando, come solo lei sa fare, un’altra affascinante, e altrettanto potente Elizabeth. 

La Lizzy della Knightley incarna perfettamente l’idea che mi ero fatta della sua controparte cartacea. Testarda e risoluta ma altrettanto sensibile e solare: perfetta. 

Personalmente devo ammettere che, per quanto sia abbastanza fedele al libro, il film mi ha leggermente delusa. Un qualsiasi spettatore che si guarda “Orgoglio e Pregiudizio” senza aver prima letto il libro si ritroverà con davvero tanti punti di domanda sopra la testa. Purtroppo ho trovato che l’intreccio delle varie vicende fosse un tantino lasciato a se stesso. Ma d’altro canto mi rendo conto che rappresentare in due ore un film che ne richiederebbe almeno quattro per poter esplicitare al meglio la complessità dei caratteri e delle situazioni, non sia affatto facile. Quindi complimento, appunto, la fedeltà con cui sono state ricalcate le pagine. Di fatti, ci sono soltanto alcune piccolissime incongruenze rispetto al libro, come un dialogo tra Elizabeth e Darcy che avviene in giardino e non in casa, oppure un pranzo che nel libro non è presente e via discorrendo. Insomma, tutte piccolezze queste dettate dalla necessità di dover infilare quanto più romanzo all’interno di un periodo di tempo limitato.

NB: ALLERTA SPOILER (Anche se è passato talmente tanto tempo dall’uscita del film che non penso possa più essere considerato spoiler!)

Il vero motivo per cui mi ha un po’ delusa è che, a mio avviso, la storia tra Elizabeth e Darcy è stata un po’ abbandonata alla fine. Sia nel film che nel libro, tutta la situazione si risolve solo verso la fine, ma nel romanzo c’è una bella parte in cui i due hanno modo di parlare e parlare e parlare. Ci sono dei bei passaggi in cui chiariscono sia i loro sentimenti sia gli svariati motivi per cui o l’uno o l’altra non si erano confidati in precedenza. Credo che sia questa parte quella che mi ha colpito maggiormente all’interno del romanzo, in quanto è proprio il momento in cui i due sono felici e lo si percepisce chiaramente. Nel film invece c’è una scena di due minuti dove si dichiarano e fine. Grazie. La povera me che non aspettava altro che qualche sguardo ammiccante tra Lizzy e Darcy ci è rimasta maluccio!

Al di là di questo, ovviamente, è un film tutto da vedere! Non fosse altro perché come più volte ho detto, gli autori sono rimasti davvero molto fedeli e questo è un punto di vanto eccezionale per un film e per noi lettori!

I miei prossimi obbiettivi

Ovviamente, adesso che sono in modalità “oh ma quanto è bello l’amore” ho intenzione di leggermi altri romanzi della Austen che non ho mai letto. Avrei anche una mezza voglia di rileggere Jane Eyre ma la mia libreria di acquisti mai letti mi reclama a gran voce! 

Quindi credo che per ora continuerò con l’ultimo romanzo che mi sono comprata: “Mal che vada ci innamoriamo“. (Non credo si noti che sono in una fase fastidiosamente romantica.) E dopo vorrei tantissimo leggere “La famiglia Aubrey“. Vi lascio di seguito le trame dei due libri e mi aspetto da voi commenti sia su quanto voglio leggermi prossimamente, sia su “Orgoglio e Pregiudizio”. Avete visto il film? Cosa ne pensate?

Let me know!

Baci,

Giulia

Mal che vada ci innamoriamo

Allegra è convinta di sapere tutto sull’amore. Per lei non è quella entità misteriosa capace di far passare notti insonni o giorni a guardare il mondo attraverso lenti rosa. Per lei l’amore è solo una delle tante cose che possono succedere nella vita. Forse per questo riesce ad avere la giusta lucidità per rispondere alle lettere che le donne le scrivono sulla sua rubrica le «Storie possibili».

Se al primo appuntamento un uomo dice una frase piuttosto che un’altra, Allegra è in grado di mostrare i tre scenari che possono avverarsi e quindi se sarà «vissero felici e contenti», «mi accontento ma sono felice» o «una tragedia su ogni fronte».

Ma tanto Allegra è brava a dispensare verità sull’amore, tanto è negata con sé stessa. Il suo cuore è lì, messo al sicuro in una botte di ferro. Fino a quando il giornale per cui lavora la licenzia e Allegra si ritrova a trent’anni disoccupata e a condividere un monolocale. Il futuro le sembra oscuro. Eppure le sue amiche sanno qual è la soluzione: è arrivato il momento di fare la sua lista dell’uomo perfetto e cercare anche per lei l’anima gemella, mettendo da parte la carriera. Appuntamento dopo appuntamento, però, Allegra colleziona solo disastri e si convince sempre di più che i sentimenti non facciano per lei.

Ma la strada che porta alla felicità è lunga e tortuosa e Allegra deve avere il coraggio di ammettere che nessuno sa davvero tutto sull’amore. Perché l’amore è imprevedibile, non ha regole. Sbaglia, devia, torna indietro. E bisogna lasciarsi andare e accettare che siamo fatti anche di baci, di abbracci e di carezze.

 

La famiglia Aubrey

Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune, nella Londra di fine Ottocento.

Nelle stanze della loro casa coloniale, fra un dialogo impegnato e una discussione accanita su un pentagramma, in sottofondo riecheggiano continuamente le note di un pianoforte; prima dell’ora del tè accanto al fuoco si fanno le scale e gli arpeggi, e a tavola non si legge, a meno che non sia un pezzo di papà appena pubblicato. Le preoccupazioni finanziarie sono all’ordine del giorno e a scuola i bambini sono sempre i più trasandati; d’altronde, anche la madre Clare, talentuosa pianista, non è mai ordinata e ben vestita come le altre mamme, e il padre Piers, quando non sta scrivendo in maniera febbrile nel suo studio, è impegnato a giocarsi il mobilio all’insaputa di tutti.

Eppure, in quelle stanze aleggia un grande spirito, una strana allegria, l’umorismo costante di una famiglia unita, di persone capaci di trasformare il lavaggio dei capelli in un rito festoso e di trascorrere «un Natale particolarmente splendido, anche se noi eravamo particolarmente poveri». È una casa quasi tutta di donne, quella degli Aubrey: la figlia maggiore, Cordelia, tragicamente priva di talento quanto colma di velleità, le due gemelle Mary e Rose, due piccoli prodigi del piano, dotate di uno sguardo sagace più maturo della loro età, e il più giovane, Richard Quin, unico maschio coccolatissimo, che ancora non si sa «quale strumento sarà». E poi c’è l’amatissima cugina Rosamund, che in casa Aubrey trova rifugio.

Tra musica, politica, sogni realizzati e sogni infranti, in questo primo volume della trilogia degli Aubrey, nell’arco di un decennio ognuno dei figli inizierà a intraprendere la propria strada, e così faranno, a modo loro, anche i genitori.

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